Tradurre i colori significa… vederne di tutti i colori!

Due traduzioni automatiche ci mostrano quanto è complicato tradurre i colori

Una situazione per niente rosea

Tra i molti aspetti che possono rendere la vita difficile a una persona che pratica il mestiere della traduzione, i colori sono uno dei più rognosi. L’uso dei colori in una lingua può far emergere connotazioni e riferimenti specifici per ogni paese. Per noi occidentali il lutto si associa al nero, mentre per altre culture al bianco, ma questo è giusto un esempio. Le differenze si possono apprezzare anche nella percezione delle sfumature e nella variazione diacronica delle lingue: secondo Open Culture, l’unica civiltà antica ad aver assegnato una parola al blu è stata quella egizia, anche perché fu l’unica che riuscì a produrre in modo artificiale questo colore, piuttosto raro in natura. Il blu come lo conosciamo è una scoperta recente, legata allo sviluppo di pigmenti come il blu di Prussia nel XIX secolo. Ed è proprio il blu a darci un primo esempio di come tradurre i colori sia più difficile di quanto si possa pensare.

I’m blue da ba dee da ba dye

Segnalata da Leonarda

No, non stiamo parlando di Puffi e nemmeno della famosa canzone degli Eiffel 65. Il color baby blue è quello che in molti paesi occidentali si associa alla nascita di un bambino e in italiano identifichiamo con il celeste o la tonalità carta da zucchero (anche se quella del vestito sembra una tinta ancora diversa). “Blu” e blue sono potenziali falsi amici: nel mondo anglosassone, blue indica l’azzurro, le cui sfumature sono ottenute aggiungendo elementi come high blue, dark blue, navy blue, sky blue e così via. Trovare il corretto traducente per ciascuna variante è complesso persino per un essere umano, quindi possiamo perdonare questo errore al motore di machine translation dietro questo negozio online. Anche se, quella sintassi letterale… e quel femminile che potrebbe essere un caso di bias di genere… Ma non divaghiamo.

Celeste e carta da zucchero a confronto, nel caso ne avessi bisogno

Dicevamo che ogni cultura identifica e descrive i colori in modo diverso, ma non dimentichiamo che ogni persona li percepisce in modo soggettivo: basta pensare alla storia dello Stroudley’s Improved Engine Green. Questo colore era molto utilizzato nel XIX secolo per la livrea delle locomotive a vapore e deve il suo nome all’ingegnere William Stroudley, che – piccolo dettaglio – era daltonico. Ecco perché l’Improved Engine Green è in realtà molto più vicino all’ocra o al marrone chiaro. Se mai questa informazione ti tornasse utile in una traduzione, devi una birra a tutto il team della TDM.

Fonte

50 sfumature di scandalo

Segnalata da Gianpaolo

Per il secondo esempio ci spostiamo su tinte più vivaci. La flessibilità dell’inglese permette di usare svariate apposizioni ed espressioni per indicare la tonalità di un colore: ne trovi una lista parziale sul sito Words to Use. Come l’aggettivo vibrant significa “vivace”, rich denota un colore “intenso” e soft una sfumatura “delicata”, shocking si può tradurre con “acceso” piuttosto che con “scioccante” o “scandaloso”. La linea tra parole colorate e linguaggio colorito è molto sottile.

Tuttavia, esiste un colore acceso che ha raggiunto una tale fama da non aver bisogno di traduzione italiana: il rosa shocking. Salì alla ribalta nel 1937 grazie alla disegnatrice di moda Elsa Schiaparelli, rivale di Coco Chanel e amante del Surrealismo. Questo rosa brillante e moderno fu protagonista di varie creazioni della stilista, diventandone il segno distintivo. È il caso di dirlo: sacré rose! Passando alle cose serie: come tradurresti ripe yellow, l’originale di “giallo maturo”?

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