Il logo di Netflix su sfondo rosso

Netflix e la traduzione audiovisiva: una relazione complicata

Come traduce i suoi contenuti il colosso dell’intrattenimento in streaming?

Che i prodotti di Netflix presentino spesso dei problemi di traduzione non è un mistero: noi stessi riceviamo di frequente segnalazioni di strafalcioni in sottotitoli e doppiaggi. Per capire il perché di questi errori, bisogna prima cercare di capire cosa significa lavorare per questo colosso dell’intrattenimento. Spoiler alert: traduttori e adattatori non se la passano così bene.

Una questione di qualità: bassa

ROMA French Subtitles Or How To Ruin A Masterpiece by Netflix: è questo il titolo di un articolo pubblicato dal vicepresidente dell’ATAA, l’associazione francese dei traduttori e adattatori audiovisivi, che espone l’inadeguatezza dei sottotitoli offerti da Netflix per Roma, celebre film di Alfonso Cuarón. Come riportato da Sylvestre Meininger, i sottotitoli rilasciati dal colosso dello streaming sono imprecisi sia per quanto riguarda l’aspetto tecnico (per esempio, assenza di sottotitoli in scene chiave o presenza di sottotitoli in scene prive di dialoghi) sia dal punto di vista della traduzione, come si nota dai molteplici esempi citati nell’articolo.

Non si tratta di un caso isolato al francese: come abbiamo notato grazie alle numerose segnalazioni dei nostri follower, anche i prodotti Netflix tradotti in italiano contengono spesso strafalcioni nei sottotitoli. E se pensiamo al clamore suscitato dal nuovo adattamento e doppiaggio di Neon Genesis Evangelion, possiamo affermare che su questo versante le cose non vadano molto meglio.

Post su Facebook di Netflix a riguardo della polemica su Neon Genesis Evangelion

Netflix cura la produzione dei propri contenuti nel dettaglio, ma non sembra riservare la stessa attenzione a sottotitoli e doppiaggio. Vediamo qualche esempio tra i tanti che abbiamo ricevuto o trovato.

Somewhere Between

Un errore di traduzione nei sottotitoli Netflix di Somewhere Between
Inviata da Sofia nel TDM Lab, il gruppo in cui nascono le idee per la nostra pagina

L’originale inglese è “But I want you to visit me again, all right, Ruby Tuesday?”. Qui i giorni della settimana non c’entrano nulla: Ruby Tuesday fa riferimento all’omonima canzone dei Rolling Stones, pubblicata come singolo nel gennaio ‘67. Pare che qualcuno debba ripassare un po’ di storia della musica… Per dirla alla Mick Jagger: Sad, sad, sad.

La Casa di Carta

Un errore di traduzione nei sottotitoli Netflix della Casa di Carta, terza stagione
Post originale

Guardando l’immagine, è abbastanza chiaro che tachimetri e cronometri in questo caso non c’entrano nulla: speed è uno dei nomi con cui vengono definite le anfetamine. Viene da chiedersi cosa possa aver indotto in errore il traduttore: l’assenza di contesto o la fretta con cui ha dovuto tradurre i sottotitoli? In entrambi i casi, non serviva una mente geniale come quella del Professore per prevedere qualche intoppo nel piano di Netflix.

What/If

Post originale

Anche in questo caso, sembra che il problema sia la mancanza di contesto: pur essendo “vi dichiaro marito e moglie” una traduzione corretta di “I now pronounce you married”, guardando il video è palese che qui non è appropriata. Dato che nell’originale non viene detto “husband and wife”, probabilmente una soluzione più neutra, come “vi dichiaro uniti in matrimonio”, sarebbe stata preferibile. Ma qui entrano in gioco i problemi specifici del sottotitolaggio: per esempio, è una soluzione adatta alla velocità di lettura media della nostra lingua? Chissà. L’unica cosa che sappiamo per certo è che speriamo che il matrimonio tra Netflix e i sottotitoli mal fatti finisca presto.

Grimm

Un errore di traduzione nei sottotitoli Netflix della serie Grimm
Post originale

Che dire: una traduzione così mostruosa fa più paura della strega di Hänsel e Gretel. La qualità è talmente bassa da averci fatto dubitare che ci fosse dietro un umano, ma, come ci hanno fatto notare vari follower nel post su Facebook, Netflix non usa la machine translation per i suoi sottotitoli. Che in questo caso è un peccato: abbiamo fatto la controprova e persino Google Traduttore riesce a fare di meglio.

Stranger Things

Un'immagine dalla serie Stranger Things
Post originale

Per concludere, ti proponiamo un post preso da Doppiaggi Italioti, che si riferisce a un problema di doppiaggio:

In Stranger Things (S1E2) un “dead phone” diventa un “cellulare scarico” che sarebbe un’ottima traduzione se la trama non fosse ambientata negli anni ’80 e la frase non facesse riferimento ad un telefono fisso (esploso e quindi non più funzionante)

Va molto meglio con i sottotitoli italiani, in cui si dice, correttamente, che il telefono è fuori uso.

Quando si notano errori simili, puntare il dito contro traduttori e adattatori è semplice. Ma forse, prima di farlo, dovremmo capire cosa significa lavorare per Netflix. Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.

Hermes, messaggero dei sottotitoli

Da marzo 2017 fino a marzo 2018, per reclutare traduttori Netflix ha utilizzato Hermes, una piattaforma creata appositamente per lo svolgimento dei test di sottotitolaggio e QA. Parallelamente, reclutava traduttori anche tramite agenzie di traduzione specializzate in traduzione audiovisiva.

Il logo di Hermes, il portale per la traduzione di Netflix

L’unico requisito per svolgere il test di sottotitolaggio era la conoscenza dell’inglese e della lingua di arrivo: non esattamente un ottimo modo per garantire una traduzione di qualità. Se non si è preparati nel campo della traduzione, si potrebbe tralasciare l’importanza del contesto, limitandosi a considerare soltanto il testo da tradurre. I traduttori freelance lo sanno bene: quante volte i clienti chiedono di tradurre una frase dal nulla, senza fornire il benché minimo contesto?

A detta di Netflix, il contesto viene fornito sotto forma di modello in inglese, che viene creato tramite tecnologia speech-to-text, vale a dire programmi di trascrizione automatica da file audio o video. Un sistema che non sembra a prova di errori, per usare un eufemismo. Per esempio, la traduzione disastrosa nell’episodio di Grimm di cui sopra potrebbe essere dovuta a un errore nella trascrizione dell’originale inglese. Speculazioni a parte, sappiamo per certo che i problemi non finiscono qui.

Corri, traduttore, corri

Come raccontato da una sottotitolatrice francese, il lavoro su Hermes, come accade anche in molte agenzie di traduzione, veniva assegnato in modalità casuale, tramite notifiche in stile “è disponibile un nuovo lavoro per la tua combinazione linguistica”. Era possibile scegliere qualsiasi lavoro: bastava vedere la notifica per primi. Una volta scelto il file su cui lavorare, per riuscire a rispettare la scadenza imposta da Netflix era necessario tradurre con grande rapidità. Estelle Renard, vicepresidente dell’ATAA, ha inoltre affermato che persino dei sottotitolatori esperti e conosciuti a livello mondiale non sono riusciti a passare il test su Hermes, perché l’unico criterio per la scelta dei traduttori sembrava essere la velocità. Ma una traduzione può avere solo due tra queste caratteristiche: essere di ottima qualità, essere completata in tempi rapidi ed essere fornita a prezzo modico.

Un grafico che mostra gli incroci tra un servizio rapido, economico, ottimale e gratuito
Fonte

Dalla chiusura di Hermes, Netflix affida il processo di reclutamento solo ad aziende di terze parti, come ad esempio il gruppo Deluxe (qui la lista completa delle agenzie europee). Attualmente, viene usata una piattaforma proprietaria e sembra che i sottotitolatori vengono cronometrati e non possano salvare il proprio lavoro in corso d’opera. Si dice anche che il lavoro di sottotitolaggio venga svolto basandosi sul modello in inglese anziché su video, ma non ci è dato sapere se ciò avvenga per tutte le lingue e tutti i prodotti audiovisivi o se vi siano differenze.

Doppiatori di valore

Per quanto riguarda il doppiaggio, Netflix si affida al suo Partner Program, in cui i vari studi che offrono servizi di doppiaggio vengono suddivisi in livelli in base a numerosi criteri. Questi partner si occupano di ogni aspetto del doppiaggio, dalla scelta del dialoghista al missaggio.

Netflix annovera numerosi partner in Italia, di cui la maggior parte vanta lo stato Gold: dei sei studi che collaborano con Netflix, infatti, ben quattro hanno ottenuto il massimo riconoscimento nel programma, con i due studi restanti che sono rispettivamente d’argento e di bronzo. Un risultato niente male.

Dato che, a differenza di quanto avveniva per i sottotitoli, il doppiaggio viene effettuato solo tramite aziende specializzate nel settore e non tramite test, non ci dilungheremo a spiegare come si diventa doppiatori per Netflix. Aggiungiamo soltanto che il colosso dello streaming sta cambiando il mondo del doppiaggio: se vuoi scoprire come, dai un’occhiata a questo video di Walter Rivetti, doppiatore, docente e blogger.

Money, money, money

Passiamo a un altro punto dolente: il portafoglio. Il 20 giugno 2019, il gruppo Audiovisual Translation Europe (AVTE) ha organizzato un incontro con Netflix a Stoccolma per trattare vari argomenti, tra i quali gli standard di qualità dei sottotitoli, le condizioni di lavoro dei sottotitolatori e il loro trattamento economico, ritenuto insufficiente. Sarà servito a qualcosa? Per ora non abbiamo risposte a riguardo.

Sono in attesa di risposte anche 30 sottotitolatori norvegesi che hanno deciso di scioperare a inizio agosto 2019, rifiutandosi di continuare a produrre sottotitoli per l’azienda BTI, partner di Netflix, per un compenso considerato troppo modesto. Helge Vik, presidente dell’associazione norvegese dei traduttori audiovisivi (NAViO), afferma che attualmente è necessario sottotitolare 90 minuti al giorno per avere un utile adeguato al costo della vita in Norvegia; nel 2005 ne bastavano 45. Dover lavorare sul doppio dei minuti nello stesso lasso di tempo influisce negativamente sulla qualità dei sottotitoli, come sottolineato dallo stesso Vik.

Facciamo due conti: BTI offre 36,50 corone norvegesi al minuto, circa 3,60 euro. Sottotitolando 90 minuti al giorno, cinque giorni a settimana per 52 settimane, si arriva a poco più di 84.000 euro, un guadagno più alto dello stipendio medio in Norvegia. Peccato che tradurre 90 minuti al giorno per un anno intero non è un ritmo sostenibile e che dal guadagno vanno dedotti imposte, costi di assicurazione, spese per il fondo pensione e via dicendo. 

A gennaio 2019 si è parlato di sciopero anche tra i doppiatori italiani, quando è stato indetto lo stato di agitazione dall’assemblea generale. Il problema? Budget limitati e mancato rispetto delle regole del settore. La società Pumaisdue S.r.l., nella persona di Fiamma Izzo, ha affermato che:

In America si stupiscono che le società di doppiaggio italiane, in un momento di boom lavorativo, continuino a offrire le edizioni al ribasso, proponendo prezzi inferiori ai € 150,00 al minuto, laddove prima venivano pagati € 200,00 al minuto, per rispettare normativa e qualità del prodotto.

Insomma, che si tratti di doppiaggio o di sottotitolaggio, meglio rimandare la costruzione del deposito alla Zio Paperone.

Zio Paperone che nuota nelle sue monete
Ritratto di traduttore che nuota negli spiccioli con cui viene pagato, pixel su schermo, 2019

Vivere per lavorare o lavorare per vivere?

Per quanto riguarda i sottotitoli, purtroppo sembra che Netflix abbia deciso di adeguarsi a una tendenza in voga nel mondo della traduzione, ossia offrire lavoro anche a chi non è qualificato, come poteva accadere con i traduttori reclutati tramite Hermes. Affidandosi alle agenzie, invece, Netflix si adegua alla svalutazione del lavoro dei professionisti specializzati, che non ricevono un compenso adeguato al valore dei servizi offerti. Ed ecco che fa la sua comparsa il dubbio amletico che ogni traduttore si è posto almeno una volta: accettare compensi irrisori o rischiare di restare senza lavoro, magari essendo sostituiti da persone meno qualificate, o senza alcuna qualifica?

Lo stesso vale per il doppiaggio: pur essendo vero che Netflix e altre società simili hanno dato vita a un vero e proprio boom lavorativo nel settore, è altrettanto vero che anche nel mondo del doppiaggio esiste il fenomeno delle offerte al ribasso da parte di persone meno qualificate. Vil denaro a parte, checché ne dica Netflix, un problema di qualità esiste. E se ne sono accorti in molti. Su Tumblr esiste addirittura una pagina chiamata Le sous-titres de la honte, ovvero “i sottotitoli della vergogna”. Vedendo che “TripAdvisor” è stato reso con “Conseil Voyage”, si capisce il perché.

Fonte

I sottotitoli italiani forse non raggiungono tali livelli, ma non possono comunque essere considerati di qualità, e il doppiaggio non sembra essere da meno.

Chiudiamo con un’informazione utile: sapevi che se noti dei sottotitoli con errori o strafalcioni, puoi segnalare il problema a Netflix direttamente dal loro sito? Prima, però, ricordati di fare una foto e inviarcela su Facebook, Instagram o Twitter!


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Scritto da

Lily Flavia Silvestri

11 Post:

Emigrata a Londra dall’entroterra veneziano (con qualche tappa nel mezzo), cuffie perennemente nelle orecchie, libro in mano e macchina fotografica al collo. Traduttrice freelance dal 2015, collaboro alla TDM dal 2018.
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2 commenti su “Netflix e la traduzione audiovisiva: una relazione complicata”

  1. Ciao! Articolo molto interessante 🙂 Sapreste dirmi se, nel frattempo, i sottotitoli sono stati corretti? Grazie mille 🙂

    1. Purtroppo no, ma in generale la nostra community ha notato un apprezzabile miglioramento della qualità delle traduzioni. Magari questi sono ancora sbagliati, ma gli errori vanno diminuendo. 🙂

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