Inglese britannico e americano: 10 differenze

Non solo football e soccer: quando attraversa l’Atlantico, l’inglese cambia faccia

Se negli Stati Uniti la gente è estremamente ottimista ed entusiastica, nonché avvezza a trattarti subito come se fossi di famiglia, gli abitanti del Regno Unito gradiscono la moderazione, l’autocritica (spesso condita da una vena d’ironia) e il tenersi a distanza. Due mondi molto diversi tra loro, insomma, nonostante condividano la stessa lingua. Ma a ben vedere, anche l’inglese britannico e l’inglese americano presentano un gran numero di differenze a livello di ortografia, pronuncia e lessico. Vediamone alcune.

C’è da spostare una lettera

Come abbiamo già visto nel nostro articolo dedicato alle canzoni, si fa presto a parlare di “inglese”. Prendiamo ad esempio parole come colour e color, theatre e theater, defence e defense: le differenze tra inglese britannico e inglese americano sono molteplici già partire dall’ortografia e la pronuncia. Da un lato, i sudditi della magnifica Regina Elisabetta II paiono amare le “u” e le parole che terminano in -re, mentre gli statunitensi, una volta ottenuta l’indipendenza, si sono anche sbarazzati di vocali superflue e ortografia complicata, optando per restare più fedeli alla pronuncia delle parole, vedi per esempio la differenza tra plough e plow, traduzione di “aratro” rispettivamente in inglese britannico e inglese americano.

Tutta un’altra storia (vignetta di The Jenkins Comic)

Come se non bastasse, nelle diverse varianti di inglese talvolta si usano parole differenti per indicare lo stesso oggetto, con la figura di M sempre in agguato dietro l’angolo. Uno dei classici esempi è la differenza nell’uso di lift ed elevator per indicare l’ascensore. La prima parola appartiene al vocabolario britannico mentre la seconda a quello statunitense ma, ovviamente, ciò non significa che siano usati esclusivamente in tal modo. Ti potrebbe capitare di sentire una persona originaria degli Stati Uniti dire lift oppure, come mi è capitato tempo fa, sentire una persona del Nord dell’Inghilterra usare elevator. Può succedere, ma la norma, comunque, prevede lift in inglese britannico ed elevator in inglese americano. Lo stesso discorso si applica agli altri esempi che inizieremo a vedere tra poco, per cui daremo precedenza a ciò che riportano i dizionari rispetto alle singole esperienze aneddotiche.

A proposito di lift, ecco una bella TDM a tema segnalataci da Maria Giulia, in cui il verbo lifts diventa “ascensori” in francese

Nel caso te lo stessi chiedendo, le differenze tra il vocabolario britannico e quello statunitense sono un’infinità. Per ovvi motivi, non possiamo elencarle tutte, quindi abbiamo deciso di girare attorno a 10 esempi per vedere come l’inglese cambia da una sponda all’altra dell’Atlantico. Ready, steady… No, momento-momento-momento: secondo l’Oxford Learner’s Dictionary, ready, steady, go si usa soltanto in inglese britannico, mentre ready, set, go viene impiegato sia nella variante britannica sia in quella americana. Non abbiamo speranza di uscirne!

1. Questione di palle

“American men like all sports except for soccer/’Cause soccer’s just a bunch of foreigners running around”. Questi versi tratti da Sport Analogies, una delle canzoni della serie TV/musical Crazy Ex Girlfriend, illustrano alla perfezione come la maggior parte degli statunitensi consideri il calcio: uno sport completamente distante dalla propria cultura, in cui pare che ventidue uomini in mutande corrano dietro a un pallone. Negli Stati Uniti, gli sport nazionali sono altri: baseball, basket e football. È proprio quest’ultima parola a rappresentare una delle differenze più note tra inglese britannico e americano: se in Nord America football indica lo sport di squadra nato negli Stati Uniti, nel Regno Unito con questa parola si indica il calcio, che sull’altra sponda dell’Atlantico si chiama soccer. Insomma: se ti trovi in visita negli Stati Uniti e un amico ti invita a vedere una partita di football, non rimanerci male se al posto dei Los Angeles Galaxy ti toccherà vedere i Rams.

2. Ti va un biscotto?

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Tutto questo parlare di sport ci ha fatto venire fame. E per placare uno stomaco brontolante cosa c’è di meglio di un fragrante biscotto? Anzi, ci starebbe bene un bel cookie americano, come uno di quelli che ha dato vita alla TDM qui sopra, che con la pasticceria non ha nulla a che fare. Quando si parla di biscotti in inglese, è molto facile cadere in errore. In Nord America la parola cookie, oltre ai file in cui incappiamo navigando in Internet, indica qualsiasi tipo di biscotto, non solo quelli con pepite di cioccolato, come accade invece nel Regno Unito. La parola biscuit, invece, negli Stati Uniti e in parti del Canada indica un dolce molto simile a quello che nel Regno Unito viene chiamato scone, che non è però da confondere con lo scone americano. Per tali dolci anche la farcia cambia: quello americano non si mangia con la marmellata, quello inglese sì. Tra l’altro, anche quest’ultimo alimento viene chiamato in modo diverso sulle due sponde dell’Atlantico: nel Regno Unito è jam, negli Stati Uniti anche jelly, parola che invece in inglese britannico indica un dessert fatto di gelatina, noto in Nord America come jello. Se ti gira la testa, non è certo un calo di zuccheri.

3. Un fritto misto di varianti

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Se tra i dolci la confusione regna sovrana, neppure passando al salato le cose si fanno più semplici. Un’altra delle tante differenze tra inglese britannico e americano riguarda uno dei cibi più amati al mondo: le patatine fritte. Nel menù qui sopra, le patatine fritte nella pizza Americana sono state tradotte come chips. Qui si pone un problema: mentre le patate fritte classiche o alla francese si chiamano effettivamente chips nel Regno Unito (vedi quelle del tipico piatto inglese fish and chips, per esempio), in Nord America con questa parola si indicano le patatine in sacchetto, che in inglese britannico vengono chiamate crisps. Se vuoi ordinare delle patatine fritte in Nord America dovrai chiedere delle French fries o, più semplicemente, fries. Attenzione, però: qui nel Regno Unito capita di trovare nei menù tale parola, soprattutto nelle catene di fast food. Ciò accade per un motivo ben preciso: mentre le chips sono patate fritte spesse, le fries sono le patatine fritte a bastoncino (quelle che vendono da McDonald’s, per capirci), una differenza che non esiste in Nord America. Prima di passare al prossimo esempio, una curiosità: nell’immagine vediamo anche rocket, un’altra parola che appartiene soltanto all’inglese britannico. La rucola, infatti, in Nord America viene chiamata arugula.

Quando la traduzione automatica di rocket ti manda in orbita (segnalata da Beatrice)

4. A proposito di verdura

Dopo le patate e la rucola, tocca a zucchine e melanzane dimostrarci quanto inglese britannico e americano siano gemelli diversi. Partiamo dalle zucchine. Se britannici e irlandesi preferiscono il prestito francese courgette, australiani, canadesi e statunitensi optano invece per una parola di derivazione italiana, ossia zucchini, con i neozelandesi che usano entrambi le parole. Irlanda e Regno Unito usano una parola di origine francese anche per indicare la melanzana, ossia aubergine, mentre negli Stati Uniti è stato preferito un sostantivo, eggplant, inizialmente usato per indicare la varietà bianca di questa verdura, che ricorda vagamente un uovo per colore, forma e dimensione. Detto questo, è curioso notare che sia la pianta che il frutto della melanzana hanno molteplici nomi nelle diverse varietà di inglese. Non solo britannici e americani, dunque: la melanzana sembra mettere in disaccordo tutti. Al contrario della parmigiana.

Eh oh, il dubbio può venire (fonte)

5. Scusa, il bagno?

Oltre a essere l’habitat ideale delle TDM, il bagno è un luogo che ci mostra l’ennesima differenza tra inglese britannico e americano. Qui nel Regno Unito i modi per indicare il bagno sono molteplici: da toilet, comunemente usato e parte dell’inglese standard, a loo e bog, parole colloquiali che si riscontrano anche in espressioni come bog roll, ossia il rotolo di carta igienica. Come spiegato dal Cambridge Dictionary, toilet viene usato per indicare sia la tazza del water sia il bagno di casa, mentre al plurale indica il bagno in un locale pubblico. Al contrario, il bagno di casa negli Stati Uniti è chiamato semplicemente bathroom, che invece nel Regno Unito, sempre secondo il Cambridge Dictionary, è una stanza con una vasca da bagno e/o una doccia e spesso un water. Se parliamo invece di bagni in locali pubblici, negli Stati Uniti si usa restroom o ladies’/men’s room, che però non è un’opzione inclusiva. Come se la confusione non fosse abbastanza, esiste anche la parola washroom, che sia nel Regno Unito che in Nord America viene usata per indicare un bagno pubblico con water e lavandino, con l’eccezione del Canada, in cui indica semplicemente il bagno.

E i bagni chimici? Nel Regno Unito vengono chiamati colloquialmente portaloo, dal marchio di un prodotto della ditta Portakabin Ltd che deve il proprio nome all’unione delle parole portable e loo. L’etimologia del corrispettivo statunitense, presentatoci da due dei protagonisti della serie statunitense New Girl, è identica: porta-potty, dal nome di una serie di toilette portatili, Porta Potti, che a sua volta deriva probabilmente da portable potty. Potty indica il vasino che i bambini usano per imparare a usare il bagno e – incredibile! – si usa su entrambe le sponde dell’Atlantico con lo stesso significato.

6. Lessico neonatale

Continuiamo a navigare nel torbido, per così dire. Un’altra differenza tra inglese britannico e americano riguarda i pannolini: qui nel Regno Unito li chiamiamo nappies, mentre negli Stati Uniti si chiamano diapers. Ma quando si parla di bambini, i pannolini non sono l’unico argomento su cui le due varianti linguistiche divergono. Basti pensare al ciuccio: dummy in inglese britannico, pacifier o soother in inglese americano. Ci sono poi anche i molti modi con cui viene comunemente indicato il passeggino, che può essere chiamato stroller (inglese americano, ma usato anche nel Regno Unito), buggy (inglese britannico) o pushchair (inglese britannico). Magari a questo punto ti chiederai se con la carrozzina le cose cambiano. La risposta è: assolutamente no. Infatti, si traduce con pram se stiamo parlando di inglese britannico e baby carriage in inglese americano. Ma il mondo neonatale ci fornisce un altro spunto molto interessante.

7. Separati alla nascita

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Hai presente il lettino per neonati e bambini, quello con le sponde? Ecco: in Nord America, si chiama crib. Peccato che crib in inglese britannico indica il presepe, equivoco che ha dato vita alla TDM qui sopra. Nel Regno Unito il lettino con le sponde si chiama cot, parola che in inglese americano designa una brandina pieghevole o un lettino da campo, anche chiamato folding bed. Per restare in tema, considera che in inglese americano è diversa anche la parola per indicare il presepe: si usa créche. Che, pensa un po’, in inglese britannico indica un tipo di asilo nido. Non vorremmo mai essere nei panni di una coppia di genitori che parli queste varianti di inglese.

8. TDM da palestra

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Nuovo esempio, nuova TDM. Il messaggio originale conteneva con ogni probabilità il termine trainer che, purtroppo, non è usato allo stesso modo in tutte le varietà di inglese: se nell’inglese americano indica un allenatore, istruttore o in generale una persona addetta alla formazione, in quello britannico significa “scarpe da ginnastica” e viene usato alla pari di training shoes e tennis shoes, espressione usata, seppur raramente, anche on the other side of the pond, come si dice nel Regno Unito per indicare il continente americano. In Nord America le scarpe da ginnastica vengono invece indicate con una parola che sicuramente ti suonerà familiare: sneaker, da qualche anno di uso comune anche nella lingua italiana, come dimostra, per esempio, il vocabolario Treccani. Ma esistono molti altri nomi in diverse varianti di inglese per indicare le scarpe sportive, come kicks, runners o tekkies; ne trovi un elenco sul sito Slangpedia.

9. Attendi il tuo turno

Parole come bee, tea e queue hanno in comune una pronuncia piuttosto particolare: tutte le vocali sono mute, quindi si leggono come la sola iniziale (b, t e q). Ma questa non è l’unica curiosità legata a queue, che deriva dal francese e significa “fila”. Come nel caso di altre parole di origine francese come courgette e aubergine, anche per la fila in Nord America si è preferito optare per un’altra soluzione, derivante dall’inglese medio e quindi di origine germanica: line. Questa differenza si riflette anche nei rispettivi verbi: mentre in inglese britannico “stare in fila” si dice to queue e “fare la fila” to queue up, in quello americano si usano, rispettivamente, to line e to line up. Per chi viaggia spesso all’estero questa differenza è piuttosto nota, almeno quanto l’allergia tutta italiana alle file ordinate. Che sia una queue o una line, l’importante è attendere sempre il proprio turno.

10. Mind the Gap (between British and American English)

L’ingresso della metro a Piccadilly Circus, Londra (foto scattata da me)

Finiamo questa carrellata di esempi in metropolitana. Negli Stati Uniti, questo mezzo di trasporto viene chiamato subway, termine che nel Regno Unito designa i sottopassi pedonali, chiamati anche underpass, parola comune all’inglese americano. Nell’inglese britannico la metropolitana si chiama underground, con un’eccezione: la metropolitana di Londra che, nonostante la denominazione ufficiale sia London Underground, viene colloquialmente definita tube o the Tube. Questo soprannome è nato dopo l’apertura di una delle linee della metropolitana nel 1900: la Central London Railway, che corrisponde all’odierna Central Line  (la linea rossa, per capirci). La forma delle gallerie in cui passavano i treni ricordava appunto dei tubi e il costo per un viaggio, a tariffa unica, era di soli due penny: da qui il nome Tuppenny Tube, con il primo termine che è poi scomparso, proprio come il prezzo fisso di due penny.

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Foto di copertina di Bruce Mars (StockSnap)


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Scritto da

Lily Flavia Silvestri

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Emigrata a Londra dall’entroterra veneziano (con qualche tappa nel mezzo), cuffie perennemente nelle orecchie, libro in mano e macchina fotografica al collo. Traduttrice freelance dal 2015, collaboro alla TDM dal 2018.
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