We don’t need no education: l’inglese sgrammaticato della musica

Le sgrammaticature tipiche dei testi pop e rock sono o non sono errori?

Le canzoni sono uno strumento molto utile per imparare o migliorare l’inglese, eppure contengono spesso forme ed espressioni sgrammaticate. Ma quando sono davvero errori, e quando licenze poetiche? Abbiamo cercato di fare chiarezza con alcuni esempi da testi di China Bears, Hunter & The Bear e altri gruppi del Regno Unito. E a fine articolo, trovi anche una playlist Spotify creata per l’occasione.

Quando a stonare è la grammatica

If I lay here, if I just lay here, would you lie with me and just forget the world?

Il ritornello di Chasing Cars degli Snow Patrol ha un doppio potere: se da un lato fa venire gli occhi lucidi ai fan di Grey’s Anatomy, dall’altro potrebbe far arricciare il naso agli appassionati di grammatica. Tutta colpa di due verbi molto simili per forma e significato, to lie e to lay: il primo, intransitivo, vuol dire “stendersi”, “mettersi in posizione orizzontale”, mentre il secondo, transitivo, significa “posare”, “distendere”.

Un frame del video di Chasing Cars degli Snow Patrol
Un frame del video di Chasing Cars

Questa distinzione ha portato molte persone ad affermare che il ritornello della canzone è sgrammaticato: dovrebbe essere If I lie here, If I just lie here. In realtà, il tempo verbale è giusto: la band di Dundee, volendo indicare un’ipotetica situazione futura, ha utilizzato il periodo ipotetico di tipo II. La confusione nasce dal fatto che la forma lay è sia il presente di lay sia il passato di lie: basta sostituire quest’ultimo verbo con un altro, per esempio linger (“trattenersi”, “stare”) e il ritornello suona subito corretto:

If I lingered here, if I just lingered here, would you linger with me and just forget the world?

Gli Snow Patrol hanno quindi evitato una trappola in cui, a prima vista, sono caduti persino mostri sacri della musica come Eric Clapton e Bob Dylan, che nelle canzoni Lay Down Sally e Lay Lady Lay hanno entrambi usato il verbo sbagliato. Se una sola parola può creare tanta confusione, viene da chiedersi: i testi delle canzoni si possono usare per apprendere una lingua straniera? La risposta è sì, ma con alcune puntualizzazioni da fare.

Canta che ti passa… il concetto

In un articolo del 1993, Suzanne Medina sottolinea i vantaggi nell’utilizzo della musica per insegnare l’inglese a studenti non madrelingua. Musica e linguaggio vengono elaborati nella stessa area del cervello, il che rende le canzoni uno strumento utile per apprendere una lingua, soprattutto per quanto riguarda l’acquisizione di nuovi vocaboli. Inoltre, è indubbio che ascoltare, e magari cantare, canzoni in una lingua straniera migliora la pronuncia e la fluidità. Non a caso esistono applicazioni basate su questo tipo di apprendimento, come LyricsTraining e Lirica.

Ma se pensi che per imparare o migliorare l’inglese sia sufficiente creare una playlist con canzoni scelte a caso o dedicarti al karaoke con cadenza settimanale, ti sbagli di grosso: non tutte le canzoni possono essere usate come materiale didattico. I motivi sono tanti; uno è perché, come per tutte le lingue, non esiste un inglese “standard”.

Specie se ascolti canzoni in cui dicono bleeded invece di bled

Errori? Sì, ma anche no

Il gruppo Cambridge English Language Assessment, che si occupa di esami di lingua inglese a livello internazionale, sottolinea che nelle canzoni è presente la “real-life” language, ossia la lingua che rispecchia il parlato quotidiano. Ed è qui che molti blog e articoli che citano errori grammaticali in canzoni famose cadono in inganno, indicando come errori delle caratteristiche proprie del registro informale o di varianti di inglese. Ma il fatto che un’espressione appartenga a una forma non standard di una lingua non implica automaticamente che sia sbagliata. Per usare un esempio nostrano, basta pensare a “spengere” come variante di “spegnere”.

Un esempio di pidgin nigeriano scambiato per TDM (post originale)

Come per molte lingue e culture, il parlato quotidiano non si sposa granché bene con ambiti più formali, ad esempio quello accademico o lavorativo. Cercare di migliorare il proprio inglese scritto basandosi sui testi pop è sconsigliabile. Per contro, ascoltare canzoni straniere può aiutare molto a riconoscere accenti, varietà e imparare espressioni utilizzate ogni giorno dai madrelingua.

Ogni uomo una lingua

Si fa presto a dire “lingua inglese” (fonte)

Facciamo un piccolo passo indietro: cos’è la “real-life” language e in cosa si differenzia dall’inglese standard? Secondo il linguista Peter Trudgill, l’inglese standard:

È semplicemente una varietà di inglese […], normalmente usata nella forma scritta; è la varietà associata al sistema didattico in tutti i Paesi anglofoni [e] insegnata agli studenti non madrelingua. Tuttavia, la maggior parte dei parlanti di madrelingua inglese sono madrelingua di una data varietà non standard […].

La “real-life” language può quindi corrispondere in tutto e per tutto all’inglese standard quanto presentare caratteristiche legate a varietà regionali o nazionali. Sempre secondo Trudgill, l’inglese standard non è né una lingua, né un accento, né uno stile, né un registro. Ciò significa che anche in canzoni scritte in inglese standard potremmo notare la presenza di registri diversi e pronunce differenti, che variano in base alla zona di provenienza degli artisti.

Nota l’accento del cantante, proveniente dalla regione di Lochaber, Highlands scozzesi

È il caso di ricordare che l’inglese consente molta più libertà rispetto ad altre lingue. L’invenzione di nuove parole ed espressioni non è un problema e i dizionari accolgono con facilità anche parole in teoria errate, come il doppio superlativo bestest. E per “dizionari” non intendiamo l’Urban Dictionary, ma il Merriam-Webster. Vallo a dire a tutte quelle persone che hanno dato di matto per “petaloso”…

Un esempio di formazione aggettivale (sostantivo+y) dalla serie Misfits

Ma lasciamoci alle spalle queste nozioni di linguistica e iniziamo ad analizzare alcuni esempi di “errori” grammaticali presi da testi di canzoni. Per comodità e gusto personale, mi sono concentrata su artisti del Regno Unito, principalmente inglesi (con una minima percentuale di scozzesi).

Omissione del soggetto

Acting out. Wearing thin. When the going gets tough I keep giving in.

Walking back to yours gone midnight and I don’t know what’s worse.

Was on the tip of your tongue but you swallowed it instead.

Una delle prime cose che insegnano a scuola è che in inglese il soggetto deve sempre essere esplicitato. Quindi i versi qui sopra, tratti da Trick Myself e Stay For Good dei China Bears, sono sgrammaticati, no? E invece non c’è nulla di sbagliato: si tratta del fenomeno denominato subject pronoun drop, ossia l’omissione del soggetto pronominale, frequente sia nell’inglese parlato sia in alcune forme di scritto, ma solo nel registro informale.

Se vuoi approfondire l’argomento, ti segnaliamo la tesi di Andrew Weir, in cui si parla di omissione non solo del soggetto, ma anche del verbo essere, come accade nel secondo verso citato sopra (walking back invece di I’m walking back). Come afferma Weir, le frasi prive di soggetto sono considerate grammaticali nel registro informale, ma solo se la parte omessa non è accentata e la proposizione è di tipo dichiarativo. Proprio ciò che accade nei versi dei China Bears, che si portano a casa un bel 10 in grammatica e rendono orgogliosa sua maestà la regina Elisabetta II.

In queste strofe vediamo anche altri elementi tipici dell’inglese quotidiano e informale: due verbi frasali (act out e give in, traducibili con “fare una scenata” e “arrendersi”), un’espressione idiomatica (wear thin, ovvero “giungere al limite”) e l’uso di gone con il significato di “dopo”, tipico solamente dell’inglese britannico. Se miri a esprimerti come i sudditi della Regina, ascoltare l’EP I’ve Never Met Anyone Like You è un ottimo modo per fare pratica.

Dangling participle

Cambiamo orsi e passiamo agli Hunter & The Bear. Ecco due versi tratti da Won’t You Ever Come Home, uno dei singoli estratti da Paper Heart, album di debutto della band.

Sat outside the station

You always kept me waiting

Chi è seduto fuori alla stazione, you o me? Questo passaggio evidenzia una costruzione ambigua: i dangling participle, chiamati anche dangling modifier o misplaced modifier. I participi “pendenti” non sono legati alla parola che dovrebbero modificare e sono generalmente considerati un errore, perché creano confusione sul soggetto a cui si riferiscono. Eppure si trovano anche nell’Amleto di Shakespeare: come la mettiamo?

Fonte

La realtà è che, nonostante crei ambiguità, l’uso dei dangling participle è molto comune. Certo, meglio evitarli, ma è comunque utile sapere che esistono e come riconoscerli, in modo da evitare incomprensioni. Sono invece corrette le costruzioni participiali a inizio frase riferite al soggetto della frase stessa, come vediamo in un’altra canzone degli Hunter & The Bear, I Am What I Am.

Holding out, you caught my eye
We talked on the roof all night

Se vuoi approfondire l’argomento, sul sito dell’università di Bristol trovi altri esempi di dangling participle, con tanto di esercizio finale per valutare la comprensione. Come sottofondo potresti usare proprio Won’t You Ever Come Home: a parte il passaggio incriminato, è un ottimo brano per studiare o ripassare altre caratteristiche dell’inglese, come ad esempio i tempi verbali, compreso l’utilizzo di “used to” per indicare abitudini passate, i verbi frasali o l’utilizzo della forma negativa nelle domande a indicare quasi una supplica.

Doppia negazione

And if I never know, I’ll never know nothing

Hunter & The Bear – Electric

I don’t owe nobody nothing

Kris Barras Band – I Don’t Owe Nobody Nothing

Questi versi presentano un problema: una doppia (o addirittura tripla) negazione. In inglese, una doppia negazione vale come un’affermazione, proprio come nella matematica. Le versioni corrette sarebbero I’ll never know anything e I don’t owe anybody anything. Ma anche in questo caso, la situazione non è così netta.

We don’t need no education, cantano i Pink Floyd: un celebre caso di doppia negazione

Pur essendo errata a livello “ufficiale”, la doppia negazione è accettata in molte varietà non standard di inglese. I don’t owe nobody nothing, ad esempio, richiama il cosiddetto African American Vernacular English. Il genere suonato da Kris Barras e soci si rifà al blues: l’artista di Torquay potrebbe aver reso omaggio alla lingua tipica di questo e altri generi di influenza afroamericana. Vedi per esempio Ain’t No Sunshine di Bill Withers. Per quanto riguarda Electric, invece, la doppia negazione è corretta nell’inglese scozzese non standard: anche in questo caso nessun errore, visto che il cantante degli Hunter & The Bear è nato e cresciuto nelle Highlands.

Divergenza di vedute sulla doppia negazione in Crazy Ex-Girlfriend

Il fatto che la concordanza negativa sia accettata in alcuni casi non vuol dire che tu debba usarla, anzi. Nelle varietà di inglese che non la prevedono, la doppia negazione è un errore di grammatica. Consideriamo un paio di esempi da artisti di diversa provenienza. Gli irlandesi Kodaline cantano “The people we don’t see no more” in un singolo del 2017, I wouldn’t be. SYML, all’anagrafe Brian Fennel, nato e cresciuto nello stato di Washington, in Mr. Sandman confessa: “Sandman, I’m so alone, don’t have nobody to call my own”. Entrambi i casi sono effettivamente sbagliati.

Come se non fosse già abbastanza complicato, in alcuni casi la doppia negazione è non soltanto corretta, bensì necessaria. Prendiamo un esempio da Silence di Grace Carter:

If you wanna say something, say something / Don’t say nothing

In questo contesto, non è possibile dire don’t say anything, in quanto vorrebbe dire “non dire nulla”, mentre la cantante vuole invitare l’interlocutore a parlare usando due formule diverse, una positiva (say something) e una negativa (don’t say nothing), con i negativi che sommandosi formano un positivo, come a dire “non stare zitto”.

Licenza di uccidere… la grammatica

Soggetti omessi, participi pendenti, doppie negazioni: le sgrammaticature tipiche dei testi pop e rock sono o non sono errori? Riprendiamo come esempio la canzone di Bob Dylan citata all’inizio dell’articolo, Lay Lady Lay. Bob Dylan è un premio Nobel per la letteratura e ci sono pochi dubbi sul fatto che sappia qual è la differenza tra lie e lay. E allora perché ha usato il verbo sbagliato?

La risposta è semplice: questione di metrica. Lie non fa rima con stay, che compare nel verso stay lady stay. Vuoi un esempio ancora più estremo? Guarda il testo di The Way I Are di Timbaland: lo sanno anche i bambini che la prima persona singolare del verbo essere in inglese è “I am”, peccato che non faccia rima con il “you are” dei versi successivi. Per farla breve: quasi sempre, gli errori di grammatica nelle canzoni sono espedienti metrici o licenze poetiche. Quest’ultimo aggettivo mi porta a una piccola, ma doverosa deviazione dal tema.

Spazio all’interpretazione

Il parallelo tra poesia e musica popolare non è nuovo ed è stato affrontato spesso in ambito accademico. Ad esempio, Marco Cavalli, mio docente di letteratura italiana all’università, afferma che i cantanti pop italiani sono gli ultimi epigoni del Petrarca. Il Canzoniere è una raccolta di componimenti a tema amoroso che sono stati più volte messi in musica nel corso dei secoli. Allo stesso modo, le canzoni pop sono sovente a tema amoroso e sono, a tutti gli effetti, testi contenenti rime che vengono messi in musica. Il paragone regge. Poi senti versi come “lo sai che la Tachipirina 500 se ne prendi due diventa 1000” e inizi a dubitare.

Se sei fan di Calcutta, sappi che si scherza!

Se il pop italiano è l’equivalente della poesia amorosa petrarchiana, il post-punk inglese che si rifà ai Joy Division può essere paragonato alla corrente lirico-soggettiva del romanticismo, incentrata sull’introspezione e sugli stati d’animo, sui contrasti umani e sull’inquietudine.

Tutta la bella poesia è il traboccare spontaneo di sentimenti possenti: ha la sua origine nell’emozione ricordata in uno stato di calma

William Wordsworth sulla sua idea di poesia

Come avviene in molti casi per le poesie, anche le canzoni possono avere passaggi criptici e difficili da capire per chiunque. Per curiosità, ho chiesto ad alcuni madrelingua inglesi come interpretano questi versi dal ritornello di Losing My Touch, uno dei singoli contenuti nell’album di esordio degli October Drift.

They say the silver line / I’m silver all the time

Ho ricevuto risposte molto diverse tra loro: da chi pensava che l’autore si riferisse alla spasmodica attesa di una dichiarazione d’amore a chi semplicemente riteneva fosse il riferimento a uno stato d’animo positivo. Eppure il passaggio (come il resto del testo) non contiene alcun errore di grammatica. Questo perché correttezza grammaticale non fa rima con semplicità e univocità di interpretazione. Ciò ci riporta alla domanda iniziale: le canzoni si possono usare come materiale didattico per imparare o migliorare una lingua straniera?

Scegliere con attenzione e consapevolezza

La risposta è: dipende dalle canzoni e dal livello di conoscenza dell’ascoltatore. Alcuni testi contengono licenze poetiche, altri veri e propri errori: riconoscere la differenza non è sempre così semplice, specie per chi è agli inizi. Per chi è già a un livello più avanzato, le canzoni sono senza dubbio un ottimo strumento per migliorare le proprie competenze linguistiche, specie se può anche richiedere il parere di un insegnante o un madrelingua. Certo, bisogna scegliere i brani con cura e far attenzione a quelli volutamente sgrammaticati: studiare l’inglese o l’italiano con l’aiuto di pezzi come Elektronik Supersonik di Zlad! o Pedonami di Alessandro Cattelan ed Emma Marrone può avere esiti a dir poco disastrosi.

Su I is more stronger than Darth Vapor, una grammatica inglese ha preso fuoco

Consigli per l’ascolto

Gli artisti citati non sono però gli unici a scrivere testi utili per imparare o perfezionare l’inglese. Per dare ad altri artisti dalla grammatica eccellente lo spazio che meritano, ho creato una playlist su Spotify con alcune loro canzoni e i brani degli artisti citati in questo articolo. Sono tutte canzoni che reputo ottime per allenare l’orecchio, arricchire il vocabolario e migliorare la grammatica, oltre a ritenerli dei Signori Brani.

Conosci altri esempi di errori in canzoni? Vuoi consigliarci un artista da aggiungere alla playlist? Lascia un commento qui sotto o scrivici su Facebook, Instagram o Twitter.

In copertina: China Bears, Hunter & The Bear e October Drift (foto scattate da me durante i loro concerti)


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Scritto da

Lily Flavia Silvestri

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Emigrata a Londra dall’entroterra veneziano (con qualche tappa nel mezzo), cuffie perennemente nelle orecchie, libro in mano e macchina fotografica al collo. Traduttrice freelance dal 2015, collaboro alla TDM dal 2018.
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